I fratelli Alessandra e Mauro Mauri hanno ereditato i terreni agricoli di Borgo San Daniele dal nonno nel 1990. Oggi Mauro segue la produzione dalla vigna alla cantina, mentre Alessandra cura l’amministrazione e la comunicazione. Il loro amore per questo territorio li ha spinti a creare una cantina davvero unica, con una precisa filosofia produttiva.
“La terra è eredità. Abbiamo il dovere di preservarla”: questo il pensiero della cantina, che ha fatto negli anni del rispetto dell’integrità dei suoli il suo cardine principale. Per quanto riguarda i vini, Mauro vuole che si senta molto poco la mano dell’uomo. Questo comporta che i vini mutino con il passare delle annate, ma la qualità che Borgo San Daniele riesce a mantenere è sempre di altissimo livello.
La filosofia produttiva
La filosofia produttiva prevede di produrre pochi vini, questo significa fare delle scelte. Nei 18 ettari di terreno da loro coltivato hanno abbracciato da subito le buone pratiche della biodinamica. Selezionando quelli più vocati, hanno impiantato nuovi vigneti collocando i diversi vitigni con la massima attenzione per la posizione, l’orientamento, l’altitudine di ciascuno. Utilizzando al meglio le diverse composizioni dei substrati, hanno lasciato sempre le vigne inerbite per controllare la vigoria delle viti e al tempo stesso preservare gli equilibri biologici della terra che le accoglieva.
L’impatto ambientale
Nel 1990, per essere certi di limitare l’impatto ambientale e garantire una buona protezione fito-sanitaria, questa cantina ha da subito una elevata densità d’impianto per ettaro.
Potature verdi e diradamenti, malolattiche, lunghe fermentazioni sui lieviti indigeni e imbottigliamenti senza filtrazioni sono state poi le parole chiave, insieme alle vendemmie manuali “dedicate”. Un programma di raccolta teso a cogliere le diverse uve nel momento di perfetta maturazione di ciascuna, per conservare quella nota “croccante” che contraddistingue i vini.
Le scelte sostenibili
Nelle vigne di Borgo San Daniele non vengono utilizzati prodotti di sintesi: sì a rame e zolfo, ma soprattutto sì a infusioni di tarassaco e ortica, che danno ottimi risultati se applicati in opportuni momenti della stagione vegetativa. Durante la vinificazione viene applicato un piccolo metodo soleras per il recupero di parte dei lieviti indigeni: tutto ciò che resta farà da “balia” al nuovo mosto, così il dna si preserva nel tempo. Perché il vino è anche memoria.
Provate a degustare i prodotti di questa cantina! Non ve ne pentirete!
Buona giornata!
Ilde