Moschioni – visita in cantina

Moschioni- La barricaia
Barricaia Moschioni

Ciao a tutti!

Oggi sono ancora più felice del solito perché ho l’opportunità di parlarvi dell’azienda Moschioni, una cantina che ha scelto di dedicarsi ai vini rossi (che io amo particolarmente) in una terra famosa nel mondo per la qualità dei sui bianchi.

L’azienda

Ad accoglierci c’è Sabrina, moglie di Michele (che abbiamo solo salutato perché impegnato con i travasi in cantina!) che assieme al marito e ai figli gestisce l’azienda.
La cantina, certificata ufficialmente bio nel 2017 ma che si attiene alle regole del biologico da quando ha preso le redini Michele (1986),  ha 12 ettari di viti e produce dalle 36 alle 40 mila bottiglie all’anno.
I Vigneti sono a massimo 3km di distanza dalla cantina, alcuni in collina altri in pianura e la varie tipologie di vite sono state piantate in base al terreno.
Come già detto Michele entra in azienda 33 anni fa e cambia tutto; dalla coltivazione di uve a bacca bianca passa a quella rossa privilegiano i vigneti autoctoni e la qualità.

Le Etichette

Le etichette base sono 5, tutte di vini rossi; stanno sperimentando una bollicina metodo classico con 36 mesi di permanenza sui lievi (70/80% Chardonnay e 20/30% Ribolla Gialla) nata per caso nel 2014 quando, le uve a bacca bianca che comunque coltivano, non sono state ritirate dai normali acquirenti (come sappiamo il 2014 è stata un’annata difficile); come dicevo questa bollicina è ancora in fase di sperimentazione con una produzione piccolissima non ancora disponibile per il mercato.

Tornando al cuore dell’attività Moschioni, ovvero i vini rossi, come dicevo ci sono 5 etichette base,  3 vini autoctoni; il Pìgnolo,  lo Schiopettino e  il  Refoscom più 2 uvaggi: il Rosso Celtico (50% Cabernet Franc, 50% Merlot) ed il Rosso Real (50% Tazzelenghe, 25% Merlot, 25% Cabernet Sauvignon)

La resa in vigna è volutamente tenuta bassa al fine di ottenere un prodotto strutturato e di qualità; la filosofia della cantina è che il vino si fa in vigna! Il Pignolo è la pianta che produce meno in assoluto e cioè dai 20 ed i 25 quintali per ettaro; mentre per le altre uve si arriva ai 50 quintali per ettaro.
Pensate che producono un terzo di quello consentito dalla disciplinare.

La vinificazione

Tutte le lavorazioni (sia in vigna che in cantina) sono manuali.

La raccolta dell’uva

L’uva viene raccolta a mano e appoggiata su un unico strato in casse da 4 kg e plateaoux da 20 kg che restano ferme per alcuni giorni in un capannone a temperatura ambiente;  se il tempo è bello si forma una corrente d’aria naturale che fa si che le uve continuino la maturazione e perdano un pò di acqua; in caso di brutto tempo, si utilizza un macchinario apposito che emette aria tiepida è recupera l’umidità.

Il tempo che le uve passano nel capannone dipende dalla tipologia dell’uva stessa; per esempio, lo Schioppettino resta dai 12 ai 18 giorni perché è una pianta che produce tanta uva, il grappolo è grande con acini grossi e quindi c’è bisogno di più tempo per avere un vino strutturato.

Questo metodo può sembrare un appassimento delle uve ma non è proprio cosi, infatti quando si passa alla vinificazione, gli acini sono ancora integri (belli sodi), solo il raspo da verde inizia a diventare marrone.

In cantina

Una volta in cantina, l’uva viene pressata in modo soffice e poi si parte con le fermentazioni che sono tutte naturali; Il vino riposa da Ottobre fino ad Aprile in acciaio; in Aprile c’è il primo travaso in barrique  di primo e secondo passaggio (ogni hanno c’è un cambio di barrique del 50/60% perché dopo il secondo passaggio vengono sostituire).
Dopo i primi 12 mesi c’è il secondo travaso ed il vino viene trasferito in botti di legno da 2000/3000 litri dove affina per un periodo che va dai 2 ai 4 anni a seconda della tipologia di vino. Alla fine del periodo di affinamento tutti i vini tranne il Pignolo e lo Schioppettino  vengono travasati in vasche di acciaio inox.

Il Pignolo e lo Schioppetino invece hanno un ulteriore passaggio in legno (nelle barrique dove hanno fermentato).

Per finire si passa all’imbottigliamento con una leggerissima filtrazione che serve a togliere le impurità visto che durante tutto il percorso descritto sopra, il vino non viene mai filtrato.
Una volta imbottigliato, il vino riposa per ulteriori 12/18 mesi prima di andare sul mercato.

I vini di Moschioni maturano naturalmente; non si aggiungono lieviti selezionati, enzimi, non si chiarifica, tutti i travasi avvengono per decantazione è l’uso dei solfiti è del 50% inferiore rispetto a quanto indicato nella disciplinare. Insomma i vini Moschioni hanno solo bisogno di tempo!
Le gradazioni alcoliche sono piuttosto alte ma sono proprio le gradazioni alte che aiutano a conservare il vino in modo naturale.

Le Etichette “speciali”

Alle 5 etichette ufficiali, se ne aggiungono 2 “occasionali” che vengono prodotte solo negli anni in cui le condizioni climatiche non permettono all’uva di maturare come desiderato e quindi dopo i primi assaggi, ci si rende conto che la qualità non è all’altezza dell’etichetta.

Si tratta di due blend: il Rosso ed il Rosso Bisest; si possono definire declassamenti ma sono declassamenti in stile Moschioni quindi i passaggi della vinificazione non cambiano (restano quelli descritti sopra) è la qualità resta altissima.
Pensate che in 33 anni  di attività sono stati fatti solo 3 declassamenti 2005, 2010, 2014. Possedere una bottiglia di Rosso o Rosso Bisest è quindi da considerarsi un privilegio!

Gli assaggi

Abbiamo avuto l’onore di assaggiare due vini:

Il Rosso Celtico un uvaggio (50% Cabernet Franc, 50% Merlot), cosi chiamato perché al momento di piantare le viti, durante lo scavo del terreno sono stati ritrovati dei resti del periodo celtico;  è il vino più prodotto dalla cantina, circa il doppio rispetto alle altre etichette (forse anche il più semplice da bere); un vino elegante, con note di  frutta rossa, ciliegia, confettura; lungo, che rimane in bocca per parecchio tempo; un vino importante con tannini nobili.

Il Pignolo: vino autoctono che può permettersi di uscire sul mercato 10 anni dopo la vendemmia (e non sono molti i vini italiani che lo possono fare); le viti sono tra le più vecchie dell’azienda arrivano dall’ Abbazzia di Rosazzo negli anni 40; Moschioni è una delle prime aziende ad aver portato avanti la storia del Pignolo, un vino di altissima qualità ancora poco conosciuto all’estero.

Assaggiandolo si percepisce tutta la lavorazione fatta in vigna ci sono i profumi della prugna cotta, della noce moscata, del cacao, del tabacco, del cuoio, dei frutti rossi che è il profumo che unisce tutti i vini di Moschioni. In bocca è potente con un tannino importante che si affina con il passare degli anni…. Il Pignolo come tutti i vini di Moschioni, migliorano con il tempo e mantengono tutte le caratteristiche per almeno 20 anni.

Se amate i vini rossi dovete assolutamente assaggiare le etichette di Moschioni… iniziate con il Celtico e poi… proseguite con tutti gli altri!

A presto

Ilde

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